Prime Esperienze
Sarò la tua cagna, la tua latrina! - 2a parte
di TRAVETTA_GEISHA
27.12.2017 |
19.715 |
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"Il cazzo mi superò la gola, avevo i conati, ma la presa non smetteva, sentivo le lacrime scendere sul volto e lui che mi urlava” succhia troia! succhia..."
Mi ritrovavo così inginocchiata per terra, le guance calde per le sberle prese, lo sguardo abbassato in segno di sottomissione e il sapore intenso della sua saliva in bocca dopo che mi aveva sputato…. Pensavo di essere già soggiogata a quel toro che avevo davanti, svettante in tutta la sua possenza, ma ancora non mi potevo immaginare che cosa mi aspettasse…. Nonostante gli occhi abbassati vedevo il suo bastone che si ergeva dritto e nodoso davanti ai miei occhi. Il cuore continuava a battere per l’eccitazione e un po’ per la paura. Parlava poco il mio padrone, la sua voce era profonda e veniva usata per dare comandi secchi e perentori. “Guardami” disse con decisione, io alzai lo sguardo e vidi che quelli che abitualmente dovevano essere gli occhi del gigante buono, si stavano accendendo di un desiderio autoritario di potere e di dominio; stirò il volto in una specie di smorfia come di chi sta prendendo la rincorsa e iniziò una sequela di inetnse e veloci sberle.Il mio volto si girava da una parte e dall’altra, a suon di rumorosi schiaffi e di epiteti quali “troia, bagascia, latrina!”. Ad un certo punto si soffermò, come per capire se avesse il mio consenso a continuare; la mia risposta fu chiarissima: approfittai di quell’attimo di tregua per ingoiare quel cazzo durissimo e cominciare a pomparlo con passione. Succhiavo senza fretta, avvolgendo con le labbra tutta la nerchia e non smettendo mai di muovere la lingua nemmeno quando tutto il cazzo era in gola e la cappella batteva con la gola. Succhiavo con passione e intensità, ma con la massima attenzione per quel gioiello prezioso, con tutta la devozione che potevo avere per quel maschio. La sua veemenza di picchiare si placò un attimo e si fermò per godersi quella pompa…. Il suo respiro si stava facendo grosso, apprezzava… oh sì che apprezzava!
Ad un certo punto sentii la sua mano grossa e forte afferrare i miei capelli e cominciò così a darmi il ritmo del pompino, premendo con potenza la cappella in fondo alla gola, facendomi venire i conati e gli occhi lucidi. Improvvisamente sempre tenendomi per i capelli allontanò la testa dal cazzo, la mia bocca rimase aperta e dall’alto vide che stava raccogliendo saliva con la bocca per risputarmi. Allora la mia voglia di incamerare il maggior quantitativo di sapore possibile di quell’uomo che si stava impossessando di me mi fece spalancare la bocca e tirare fuori la lingua e fui accontentata: uno sputo bello consistente mi arrivò direttamente in bocca e immediatamente dopo eccone subito un altro più piccolo.
La sua mano lasciò i capelli e cominciò ad accarezzarmi una guancia… “Ti piace troia, vero? Ti piace fare la cagna! Ti piace essere trattata così!” Disse con voce più dolce ma condita con una buona dose di scherno… al mio “Si, mio signore, ti amo!” il suo tono cambiò e quasi con rabbia urlò “Che cazzo dici, troia?” e riprese a schiaffeggiarmi con forza… Tutte le volte che allargava il braccio per prepararsi al ceffone vedevo il suo petto enorme, da sportivo, pieno di peli, il suo collo taurino con i nervi in evidenza e il suo sguardo che sembrava volesse aprirmi in due… Gli schiaffi erano ben assestati, ma quello che provocavano dentro di me era quasi una sorta di gratitudine per le attenzioni che quel colosso di uomo mi riservava, come se quello che stava facendo facesse parte di una sorta di educazione paterna che mi riservava ed io che la accoglievo con rassegnazione e gratitudine come se tutto ciò facesse parte di un disegno tracciato per il mio bene.
Notai che tutte le volte che si sfogava su di me riempiendomi di sberle, il suo cazzo si induriva ancora di più, fino a scoppiare quasi; lo risucchiai con passione, sperando che lui sentisse tutto ciò che stavi provando per lui attraverso il mio pompino . Dopo averlo pompato per un minuto con movimenti lenti e profondi, facendomelo arrivare in gola tutte le volte, cominciai a dedicarmi alle palle: erano grosse sode e pelose e mi avvicinai prima con la punta della lingua per capire se le attenzioni ai coglioni fossero di suo gradimento. Il respiro si fece ancora più profondo e il colosso emise un sospiro di piacere, per cui continuai a leccare con più forza, a lingua piena come una cagna, prendendo tutto in bocca il sacchetto dei coglioni. Avevano un buon sapore intenso di maschio, sapevano di buono. Li leccai insinuandomi in ginocchio tra le sue gambe, così lui allargò quelle cosce possenti da toro ed io cominciai a muovere la lingua sempre più indietro, lasciai i coglioni e mi avvicinai al buchetto. Il toro capì subito e si piegò per permettermi di esplorare meglio il suo buco del culo. Le sue natiche erano grosse e dure, così le aprì con le mani e affondai il mio viso nel suo culo. Comincia a slappare quel buco strettissimo con movimenti circolari della lingua. Il bestione cominciò a mugolare… era bellissimo per me sentire un uomo immenso come quello godere così tanto, anche se lo avevo appena conosciuto era come se lo amassi davvero e leccavo con passione quel buco, finchè cominciai a sentirlo che si stava ammorbidendo, si stava rilassando, si stava aprendo….. infilai dentro la punta della lingua e davo leggeri colpetti. Sentivo il respiro del padrone sempre più carico di passione, stava godendo… eccome!!!… Si stava godendo quel massaggio devoto fatto con la lingua al buco del culo.
Ad un certo punto si alzò, io ripresi a dedicarmi al suo uccello che nel frattempo si era un po’ rilassato come se tutto il corpo si fosse goduto quella leccata al culo… Il colosso mi prese per i capezzoli come se volesse mungermi, strizzandoli forte… io ero in estasi, avevo però bisogno ancora di sentire il suo sapore per cui spalancai la bocca e lui mi sputò dentro e riprese a prendermi a sberle veloci con la destra e con la sinistra…. Le mie guance prendevano fuoco così per farlo smettere ingoiai il bastone che intanto aveva ripreso la sua piena durezza.
Mentre avevo il cazzo in gola mi arrivarono dei pugni sui fianchi ed una pedata sulle palle che mi costrinse ad emettere un grido e a lasciare la verga, ma per poco: mi sentii la sua mano possente e grande prendermi la nuca e premere la testa sul pube. Il cazzo mi superò la gola, avevo i conati, ma la presa non smetteva, sentivo le lacrime scendere sul volto e lui che mi urlava” succhia troia! succhia troia! succhia troia!” mi sentivo completamente sua, in balia di quell’uomo enorme, forte, massiccio, così carico della sua virilità…. Sentivo la cappella gonfiarsi e il cazzo esplodere….
Lui cominciò a segarsi velocemente, capì che stava per venire, rimasi con la bocca aperta e la cappella in gola mentre lui si segava. Aveva completamente perso il controllo, era sul punto di venire e cominciò a urlare “prendi il brodo! Ecco il brodo!”. Un fiotto di seme caldo e vischioso mi riempì la bocca, sentì tutto il sapore del nettare di quell’uomo che continuava a darmi schizzi di sborra sempre più singoli. Ad un certo punto si staccò, io bevvi tutto quel ben di dio e mi avvicinai per leccare qualche piccola goccia di brodo che usciva dal cazzo, ma lui mi scostò, come se fosse diventato iper sensibile dopo la sborrata e quindi la mia lingua gli desse fastidio.
Il cazzo era diventato barzotto, il toro se lo teneva con una mano ed era davvero tozzo, largo, bellissimo…. Con voce decisa mi ordinò di restare lì in ginocchio e di non muovermi. Io obbedii e sentivo lui che si stava rivestendo velocemente. Sentì chiudersi la zip della giacca colorata della ditta di trasporti. Ripetè l’ordine di non voltarmi e di restare in ginocchio. Si congedò con un “Ciao troia!” e se ne andò.
Sbattè l’uscio e dentro di me mi sentii davvero una gran puttana…. Ero stata trattata come una cagna, picchiata, presa a schiaffi, sputata in bocca, usata per leccare tutto il suo corpo, alla fine mi aveva riempito di seme e se ne era andato senza nemmeno permettermi di guardarlo…. Ebbene sì: era stato BELLISSIMO.
Andai di corsa alla finestra per sbirciarlo mentre se ne andava così come avevo fatto quando era arrivato. A differenza di mezz’ora prima, però, adesso avevo le guance in fiamme e la bocca con il suo buon sapore di sborra. Lo vidi mentre si rimetteva il casco: era bello, era un colosso, pensai dentro di me che nessuno avrebbe mai pensato che quel toro di più di 50 anni così massiccio e virile si fosse appena svuotato i coglioni dentro di me, dentro un uomo, anche se troia fino all’indicibile…
Mise in moto, si sedette sullo scooter i cui ammortizzatori non subirono indenni il peso del suo corpo che si sedeva sulla sella e se ne andò…
Mentre lo guardavo di soppiatto mi segavo e in pochi secondi sborrai sul muro sotto alla finestra… chissà se lo avrei mai rivisto….
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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